Djembe

Lo djembe(trascritto anche come djembè, djambè, djembé, jenbe, jembe, djimbe e secondo altre varianti) è un tamburo a calice originario dell'Africa Occidentale e oggi diffuso in tutto il mondo. Lo E’ composto da un calice in legno ricoperto di pelle di capra o di antilope e da un sistema di tiraggio della pelle stessa, formato da corde e da anelli metallici. Viene suonato a piene mani anche da più persone contemporaneamente, se la superficie della pelle lo permette. Si tratta di uno strumento che viene raramente utilizzato in solo ma che si suona insieme ad altri tamburi e ad altri strumenti, stabilendo attraverso le composizioni ritmiche, dei momenti di solo per ogni tamburo.
Denominazione
La scrittura djembe, con il dj iniziale, è riflesso del fatto che furono i Francesi a far conoscere lo strumento in Occidente; dj è infatti una traslitterazione in francese della "g" dolce ("giambé"). Nel periodo postcoloniale diverse autorità africane hanno proposto nuove traslitterazioni ufficiali basate su standard internazionali di trascrizione fonetica, ma la scrittura alla francese rimane tuttora predominante.
Struttura
Struttura
Gli djembe sono tamburi di grandi dimensioni, in genere intorno ai 30 cm di diametro e 60 cm di altezza (ma ci sono ampi margini di variabilità). Il corpo, cavo, ha una tipica forma a calice; la superficie interna dovrebbe essere incisa con un motivo a spirale che contribuisce alla ricchezza del timbro dello strumento. La membrana, tradizionalmente, è in pelle di capra; più raramente in pelle di antilope, zebra o di vitella. In ogni caso, la tradizione richiede che la pelle appartenga a un animale femmina, e molti popoli escludono la possibilità di usare quella di una mucca adulta.
La pelle viene tesa attraverso una incordatura che disegna una greca orizzontale attorno all'estremità superiore, tipicamente a forma di "V", "Z" o "S".
Gli djembe tradizionali sono costruiti a partire da un unico pezzo di legno. Si scelgono solo legni duri (soprattutto dimba, ma anche lenge, bois rouge, acajou, iroko, hare e dugura); gli djembe più economici realizzati incollando assieme diversi pezzi di legno, sono considerati con disprezzo dagli intenditori.
Gli djembe prodotti industrialmente sono talvolta realizzati con legni morbidi, che non hanno la stessa resa sonora.
Suono e tecnica
La pelle viene tesa attraverso una incordatura che disegna una greca orizzontale attorno all'estremità superiore, tipicamente a forma di "V", "Z" o "S".
Gli djembe tradizionali sono costruiti a partire da un unico pezzo di legno. Si scelgono solo legni duri (soprattutto dimba, ma anche lenge, bois rouge, acajou, iroko, hare e dugura); gli djembe più economici realizzati incollando assieme diversi pezzi di legno, sono considerati con disprezzo dagli intenditori.
Gli djembe prodotti industrialmente sono talvolta realizzati con legni morbidi, che non hanno la stessa resa sonora.
Suono e tecnica
Lo djembe si distingue fra i membranofoni per una gamma di toni particolarmente ampia, che ne consente l'uso come strumento solista e melodico oltre che ritmico. Questa varietà tonale dipende dalla particolare forma a calice, dai tipi di legno usati, dalle incisioni interne alla cassa armonica, e dai tipi di pelle usati per la membrana.
Per riprodurre tutti i toni possibili occorre una certa pratica; sono rilevanti sia la posizione in cui si colpisce la membrana quanto il fatto che il colpo sia "concentrato" (come quello che si ottiene tenendo le dita unite e rigide) o "diffuso" (come quello che si ottiene colpendo con la mano e le dita rilassate). Il passaggio dal colpo concentrato a quello diffuso corrisponde a un passaggio da toni più bassi a toni più alti; una simile differenza vale fra un colpo dato al centro della membrana a uno dato in prossimità dei bordi. I suonatori principianti tendono a cambiare tono spostando le mani, mentre i professionisti privilegiano in genere le variazioni nel tocco. Generalmente, possiamo affermare che i suoni gravi vengono prodotti battendo la parte centrale dello strumento, mentre quelli più acuti si trovano nella parte di pelle più vicina al legno e dunque più tesa. Possiamo distinguere quattro tipi di suoni producibili da un djambè che dipendono da due fattori: innanzitutto dal punto della pelle che viene battuto e in secondo luogo dalla parte della mano che colpisce.
2° Si ottiene invece un suono acuto e penetrante battendo la pelle sul bordo con i polpastrelli e con il palmo della mano, più precisamente con quella parte compresa tra il palmo e la terza falange. In questo caso il suono sarà prodotto in modo energico anche se le dita restano sempre molto morbide e i polsi estremamente flessuosi, mai rigidi. Questo suono vigoroso viene molto utilizzato nei momenti di solo per creare dinamismo all’interno della composizione musicale e dare ai danzatori delle vere e proprie chiamate ai salti.
3° Il suono grave, il più basso che lo djambè è in grado di produrre si ottiene colpendo il centro dello strumento con tutta la mano al livello della base del polso. Questo suono è quello che da il tempo e che stabilisce il ritmo della composizione.
4° C’è, infine, un quarto tipo di suono, potremmo dire “soffocato”, ottenuto battendo le pelle e poi impedendole di vibrare. La pelle cioè viene mantenuta dalla mano ferma che si posiziona su di essa subito dopo averla battuta morbidamente.
In genere, lo djembe viene suonato in ensemble con altri percussioni, come tamburi della famiglia dei dunun o campane. In un gruppo di percussionisti, è comune che lo djembe svolga il ruolo di strumento solista.
Lo djembe nella cultura
In genere, lo djembe viene suonato in ensemble con altri percussioni, come tamburi della famiglia dei dunun o campane. In un gruppo di percussionisti, è comune che lo djembe svolga il ruolo di strumento solista.
Lo djembe nella cultura
In molte culture dell'Africa occidentale, allo djembe vengono attribuite proprietà curative e altri connotati magici. Si ritiene che esso contenga tre spiriti: quello dell'albero da cui è ricavata la struttura principale, quello dell'animale da cui è stata ricavata la pelle, e quella dell'uomo che l'ha costruito. Secondo diverse leggende locali, lo djembe fu donato agli uomini da un semidio o demone. Lo strumento ha un ruolo importante nell'accompagnare danze cerimoniale e rituali, e l'abilità nel suonarlo è motivo di grande rispetto. In alcune regioni, un suonatore esperto viene chiamato djembefola, "colui che fa parlare lo djembe".
Storia dello strumento
Storia dello strumento
Le origini dello strumento sono certamente molto antiche; una delle ipotesi più diffuse è che provenga dalla regione di Wosolo (oggi nel Mali), dove sarebbe stato inventato dall'etnia Bamana circa 3000 anni fa.
Si ritiene che lo djembe si sia diffuso in Africa Occidentale intorno al primo millennio d.C., probabilmente a opere dei Numu, una classe di fabbri delle etnie Mandinka e Susu. Nonostante la relazione dello strumento con una particolare classe, tuttavia, in Africa la pratica di suonare lo djembe non viene considerata un privilegio ereditario (come avviene per altri strumenti, per esempio quelli tipici dei griot). Pare che anticamente gli djembe fossero usati anche per trasmettere messaggi a distanza.
Durante il colonialismo, i francesi diedero un contributo fondamentale allo studio e alla diffusione dello djembe nel mondo occidentale. In Europa, lo djembe iniziò a essere conosciuto a partire dagli anni '40, e divenne sempre più popolare nei decenni successivi. Molti Europei conobbero lo djembe attraverso gli spettacoli de Les Ballets Africains di Papa Ladji Camara e Fodeba Keita. Verso la fine del XX secolo lo djembe divenne uno degli strumenti "etnici" più popolari in Occidente. Questo crescente interesse internazionale per lo strumento fece si che iniziassero a circolare esemplari prodotti in serie; i primi furono quelli realizzati dai mobilifici del Ghana e pensati per la vendita ai turisti.
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